‘Fidarsi della propria mente e sapere di meritare la felicità.’
Nathaniel Branden

 

 

La fiducia è ciò che di più prezioso e delicato possediamo, o meglio, crediamo di possedere. Essa, di fatto, non ci appartiene, è una conquista che il tempo, l’esperienza e, spesso, il sacrificio, costruiscono. È una trama fine, filiazione di un percorso talvolta impervio ma che, come afferma Branden, porta alla felicità.

 

Negli ultimi anni, segnati dal rovinoso crollo di certezze, abbiamo assistito al cedimento della fiducia: in ambito professionale e personale. Tutto ciò in cui avevamo sino ad allora creduto, è apparso privo di senso, inappellabilmente. D’improvviso è stato come se le fondamenta del nostro palazzo esistenziale fossero state minate da accadimenti più grandi di noi, mentre d’intorno nulla credevamo potesse tornare alla normalità, ‘come prima’.

E se, al contrario, gli ultimi due anni riuscissimo a guardarli con altri occhi? Se scegliessimo – si tratta sempre di una scelta – di cambiare prospettiva, reinterpretare quanto sinora accaduto come un modo per rivedere posizioni e per rispondere a necessità cui non avevamo dato attenzione?

 

La felicità, in senso lato e ampio, è ciò che, ognuno, nella propria vita, merita, desidera e tenta di edificare. È la fiducia il collante che permette di far sì che ciò accada. La fiducia nel proprio lavoro, nelle proprie idee, nella propria prospettiva; non certo in senso soggettivo ed univoco, quanto nella successione in grado di garantire a sé e al prossimo una nuova possibilità.

 

Sì, la fiducia è una dichiarazione d’intenti. È la volontà di generare nuove possibilità.

 

Ed è per questo che, come sempre accade, l’Arte e gli Artisti, determinano in forma sensibile i bisogni, anche latenti, racchiusi nell’inconscio o nelle più torbide idiosincrasie della mancanza di credito. A pochi giorni dal Natale e sulla soglia del 2023 Jaumann ha scelto un’opera di Fabio Ricciardiello non semplicemente per celebrare una ricorrenza, bensì per gemmare una nuova dimensione di fiducia. L’opera, un cartiglio su cui campeggia la parola Trustfiducia – s’alza sul perimetro di un quotidiano e di mesi cui dare giusta forma, giusta speranza. Perimetro che non dovrà essere gabbia, quanto – come insegnano gli artisti – tela bianca sulla quale disegnare i propri obiettivi, le proprie promesse di felicità, dar vita a cosmogonie terrestri di intraprendente trasformazione.

Trust di Fabio Ricciardiello rappresenta, invero, un desiderio predittivo, racconta ciò cui ognuno aspira. Trust è un’idea capace di generarne altre, di convogliare ed accogliere sotto la propria egida le visioni del futuro.

 

Ciò che non è ancora accaduto può, dunque, accadere. Ciò che è rimasto sepolto nel timore può germogliare. Ciò che è cristallizzato in un desiderio può realizzarsi. A suggerirlo è un’opera d’arte ma, in special modo, lo sguardo principe di un artista, che sa guardare oltre il qui e ora, al di là della coltre polverosa delle paure e delle preoccupazioni che attanagliano noialtri, declinando ciò che temiamo in ciò in cui possiamo affrontare. La poesia visiva tratteggiata da Fabio Ricciardiello è una costruzione filosofica, è un obiettivo, un mantra, la tappa di una cartografia personale che si fa universale. È un paesaggio da costruire nei prossimi mesi.

 

Sfidare il futuro è fondamento capitale del presente. Non esiste tempo per chi non osa. Non esiste realtà per chi non sa dar ruolo alle proprie idee.

 

Il futuro è fiducia. Jaumann sarà lì ad attendervi.

 

Azzurra Immediato