‘Non ci deve essere un’arte staccata dalla vita:
cose belle da guardare e cose brutte da usare.’

 

Bruno Munari

 

Il termine Design porta subito la mente ad un altro lemma: Desiderio. Non è forse un caso. Associare questi due vocaboli è segno, inconscio, della volontà profonda, spesso latente, di circondarsi di bellezza, non in quanto entità astraente, bensì quale elemento fondante il vivere quotidiano. Desiderio, poi, assurto, questo sì, a soggetto di una tensione necessaria; se nominato nel mese di Dicembre, difatti, esso approda nel porto sicuro e avvolgente del Natale. E cos’è, invero, quest’ultimo, se non la proiezione di un mondo – universale – di desideri, sogni e speranze?

 

In una simile e corale interconnessione, appare evidente come la natura umana si diriga, sempre, per istinto, verso ciò che ne può migliorare le condizioni e che ne metta a frutto le idee, il loro sviluppo, sostenibile per sé e per la collettività. Troppo spesso, tuttavia, come affermava Bruno Munari, tale predisposizione non è legata alla vita, o meglio al consueto vivere. L’Arte, la Cultura e il Design definiscono la ratio tramite cui i concetti sovra espressi perimetrano, senza ingabbiare, quegli innati bisogni dell’individuo come parte di una comunità e non solo.

Nel momento in cui si sceglie di non interrompere il dialogo filosofico tra il vivere e il diritto ad osservare, comprendere ed interpretare il mondo mediante dispositivi di senso utili, anche compiere quelle azioni quotidiane che fanno dell’uso un fattore determinante a non eccedere nell’abuso, si genera una armonia composta dall’interazione tra forma, contenuto ed efficacia, la medesima richiesta al Design quale realizzazione di un’idea che assume oggettività nel reale. Ponendo il focus su questi temi, appare interessante scoprire come il Natale allestisca una serie incredibile di processi volti a rendere il Desiderio qualcosa di tangibile, traslando l’umana predisposizione al possesso in una volontà. Volontà che diviene ricerca d’un simbolo che possa garantire a sé e agli altri la costituzione di una dinamica identitaria in cui, finalmente, riconoscersi e farsi riconoscere. Natale permette, così, di realizzare tutto questo, seguendo le trame gemmate dal Design e dai suoi maestri, o meglio, dai suoi visionari fautori.

 

Cosa significa circondarsi di oggetti di design e di opere d’arte? Significa, essenzialmente, assumere una diversa prospettiva tramite cui osservare il quotidiano. Una posizione dello sguardo e della visione emotiva in grado di portare ad una sensibile crescita la propria interpretazione del mondo. Ciò che è utile può – e necessariamente deve – essere bello, delegando alla forma piacevole per i sensi e per la percezione interiore l’alto livello performativo di contenuto. Ed è per questo che Dicembre si trasforma nel mese in cui il Design esce dalle gabbie ove le nostre sovrastrutture lo relegano per diventare dono. Ecco, perciò, che icone che hanno segnato – in particolare – il Design
Made in Italy
entrano nelle nostre case, di fatto, resistendo alla moda della compulsiva attenzione verso oggetti inutili, privi di senso e di scarsa qualità. Esempi? Molti.

 

Lampade che, in limited edition, riportano in auge mitiche visioni del passato o espressioni del presente per affidare al qui e ora una nuova energia, mostrandone il potere evocativo – è il caso di Artemide, FontanaArte, Castiglioni, Flos, Davide Groppi – ed assegnando alla luce, e al suo interlocutorio dialogo con le azioni del vivere lo spazio quotidiano,

uno dispositivo culturale che fa della stabile presenza nello spazio abitato un nuovo modus vivendi.

 

Lo stesso principio si applica ad oggetti il cui ruolo, troppo spesso banalizzato dalla cattiva incidenza del pessimo gusto, ha perso la forza dell’influenza reciproca tra creatività e azione. Grazie al Design ed alle rivisitazioni ideate per lo shopping natalizio, ciò può essere ribaltato e stravolto. Si pensi alle sedute divenute ormai elemento di design applicate al quotidiano firmate da Philippe Stark per Kartell, un must delle tavole di Natale che ben si sposa con il tema di transitorietà tra passato e futuro di cui il Design si fa portatore. Lasciandosi guidare dal rosso, poi, impossibile non pensare al sofà Bocca di Studio65 per Gufram dei Fratelli Gugliermetto. Gli esempi si moltiplicano ed il semplice atto del sedersi si trasforma, così, in un istante prezioso in cui lasciarsi accogliere in quello che appare – ed è – un abbraccio ideale. Anche l’high tech genera attitudine verso il Design – dalle collezioni storiche di Brionvega alle più recenti creazioni Seletti, passando ovviamente per gli impianti Bang & Olufsen o Bose, riconoscibili per il proprio stile minimal – ed è per questo che anche la desiderabilità dei devices, come personal computer, televisori e cellulari passa anche per la strada del Design, perché generano identità collettiva, immaginario soggettivo e universale.

 

Natale, tuttavia, si lega amabilmente anche al Food & Beverage che, finalmente, ha ritrovato nella capacità di generare emozioni di gusto anche la ferma volontà di accaparrarsi l’amore degli altri sensi: molte sono le edizioni speciali di prodotti enogastronomici, spesso di marchi storici, che si vestono a festa grazie all’aiuto e all’intervento di noti designer. Luccichio che avviene, da sempre, nel mondo della moda e della gioielleria.

 

Esiste, però, e forse sopravvive, un errore di matrice sociale che pone una barriera tra il Design e il vivere quotidiano: credere, maldestramente, che un oggetto di design non sia alla portata di tutti e che necessiti di un luogo al di sopra delle possibilità di molti per poter avviare una presente convivenza. Errore ampiamente dimostrato dai franchising dell’home furniture che strizzano l’occhio ai maestri e alla storia del Design con prezzi e budget più limitati.

 

Ed allora il consiglio, per questo Natale, è quello di mettere al primo posto un Desiderio, scegliere accuratamente un’icona che possa rivelarsi piccolo faro durante l’anno che verrà, entrare in empatia con l’umanità degli oggetti, conoscere la storia di quella peculiare intuizione di design e lasciarsi pervadere dalla bellezza delle idee. In un tempo in cui le consapevolezze sono sempre meno certe ed in cui gli oggetti non hanno più un vero valore nella loro – e nostra – dimensione spazio temporale, less is more: una buona idea, una visione di design, consentono di sognare e vivere grazie ad altre incredibili prospettive, con energie e flussi di pensiero mai sopiti.

 

‘Il design crea cultura, la cultura modella i valori, i valori determinano il futuro.’

Robert L. Peters, designer e autore

 

Che sia un Natale in cui ogni vostro Desiderio possa trasformarsi in una Idea realizzata.

 

Azzurra Immediato

Foto di Fabio Riccardiello